Esce il reboot de Il Pianeta delle Scimmie, gran bel movie che per primo aveva trattato l’argomento dieci anni fa in chiave moderna dopo il colossal del 1968. Il nuovo film si chiama Apes Revolution ed è ambientato in una San Francisco completamente ricoperta dalla vegetazione.
La trama del film
La trama si snoda nell’immediato futuro, quando un virus ha distrutto quasi tutto il popolo umano, conducendo le scimmie a governare indisturbate nel mondo. La comunità si è organizzata in modo alquanto arcadico, stabilendo regole ben precise: non si uccide se non per mangiare e non si combatte se non per stabilire la leadership del gruppo. Per il resto la comunità si basa su regole di equilibrio e di solidarietà. Ma come in tutte le belle cose arriva che rompe le uova nel paniere e, in questo caso, si tratta degli ultimi esseri umani sopravvissuti che hanno bisogno di un allaccio elettrico per costruire la diga che potrà salvare la specie.
Il gruppo di umani è eterogeneo e, accanto alle brave persone, c’è la testa calda del caso che fa volare troppe pallottole e spezza la trattativa che stava andando a buon fine. Comincia l’assedio delle scimmie, in una serie di scene molto belle dove la guerra tra le due specie segue le regole di sempre. E’ interessante notare come le scimmie possiedano un’intelligenza fuori dal comune e la mettano a completo servizio del loro benessere e della comunità che sono state in grado di costruire dopo l’epidemia.
Prova ne è la finta stupidità che il capo delle scimmie dimostra nel primo incontro con gli umani, i quali ci cascano in pieno. Il cuore del film si basa su combattimenti, molto ben fatti e fluidi che rivelano uno scontro alla pari in un ambiente apocalittico. Come in tutte le guerre e in tutti i rapporti sociali ci sono i buoni e i cattivi, da ambo le parti.
Un aspetto morale
Nessuna delle due fazioni è dipinta come la cattiva, sta allo spettatore comprendere le ragioni di uno e dell’altro per schierarsi moralmente. Apes Revolution conta su una tecnologia grafica incredibile. Stiamo parlando del fotorealismo digitale in termini di purezza. La grafica digitalizzata offre scene di grande bellezza, come l’ambientazione nel bosco e la scenografica realtà di San Francisco invasa dalla vegetazione. Le scene di battaglia sembrano quelle di un videogioco, ma sfruttano le parti più belle di questa arte e del potere della macchina da presa, fondendole in scene dove il punto di vista cambia continuamente e attira l’attenzione anche dei più restii.
La fusione tra recitazione e grafica digitalizzata si pone quindi al servizio del cinema, in quanto l’impronta moralistica, politica e sociale è sempre presente nei dialoghi e nelle azioni e si fonde alla perfezione con la resa globale delle immagini. Chi ama i film di fantascienza speciali può quindi affrontare questo movie con le migliori aspettative, non rimarrà deluso. Che la storia si conosca e che la trama di questo reboot non sia così originale questo lo abbiamo intuito. La qualità delle immagini, la limpidezza dei dialoghi e la bella mano del regista Matt Reeves aiutano però a rendere questo prodotto più fine, studiato e ben confezionato. Ovviamente siamo lontani anni luce dalla prima trasposizione de Il Pianeta delle Scimmie e, se vogliamo, anche dalla seconda epopea hollywoodiana. Tutti e tre questi film hanno però un denominatore comune nel messaggio morale, chiaro e immediatamente percepibile: la violenza e la stupidità non hanno genere e si possono incontrare indistintamente in ogni essere vivente che popola l’universo.